
COSA SONO
Le microplastiche sono piccolissimi pezzi di plastica dello spessore inferiore al millimetro che si sono accumulati nell'ambiente.
Esistono due categorie di microplastica: la primaria è prodotta come risultato diretto dell'uso umano di questi materiali e la secondaria come risultato di frammentazione di rifiuti plastici di più grandi porzioni.
È stato riscontrato che entrambe le categorie di microplastiche (primaria e secondaria) persistono nell'ambiente in grandi quantità, soprattutto negli ecosistemi marini ed acquatici. Ciò perché la plastica si deforma ma non si rompe per molti anni, e può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi. L'intero ciclo e movimento delle microplastiche nell'ambiente non è ancora stato studiato approfonditamente soprattutto per la difficoltà di analizzare una miscela di svariati tipi di plastica più o meno inerte. Anche nell'aria sono contenute le microplastiche, secondo alcuni studi sulle cime più alte d'Italia ogni anno cadono milioni di particelle di microplastiche che, alla fine dell'inverno, quando la neve sarà sciolta, queste finiscono nei corsi d'acqua.

Ripercussioni sulla fauna marina
Le microplastiche costituiscono una seria minaccia per i piccoli esseri viventi marini, i quali tendono a nutrirsene scambiandole per plancton. Questi organismi minori vengono a loro volta inseriti nella catena alimentare venendo ingeriti da esseri viventi più grandi e loro predatori. La catena può continuare sino a raggiungere le nostre tavole. Molti animali marini come gabbiani o foche hanno ingerito microplastiche, avendo ripercussioni sulla salute. Controllare l'immissione di tali plastiche nell'ambiente significa quindi salvaguardare la fauna marina, ma anche la nostra salute.

Ripercussioni anche sull'Uomo
Recenti studi hanno dimostrato che l'inquinamento da parte delle microplastiche ha raggiunto la catena alimentare interessando non solo la fauna marina ma anche alimenti come il sale marino, la birra ed il miele. Nonostante non siano stati condotti studi specifici, c'è anche la possibilità che i frammenti arrivino sulle nostre tavole attraverso la carne; infatti, pollame e suini vengono nutriti anche con farine ricavate da piccoli pesci che possono essere contaminati. Alcuni studi hanno rilevato come una persona possa ingerirne fino a 5 grammi in una settimana.
Cosa fare per limitare l'esposizione alle microplastiche
Come citato qui sopra, le fonti di microplastiche sono molteplici, ma possiamo certamente fare qualcosa per limitare l'esposizione:
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Filtrare l'acqua del rubinetto
Sembrerà strano ma anche l'acqua del rubinetto può contenere microplastica, perciò possiamo applicare dei filtri per ridurre notevolmente l'assunzione di microplastiche.
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Evitare i contenitori di plastica
Ammettiamolo, siamo soliti utilizzare degli oggetti composti anche totalmente di plastica, ma possiamo evitare l'utilizzo di questi oggetti e preferire delle alternative in altri materiali meno inquinanti.
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Evitare i prodotti cosmetici con microsfere
Abbiamo visto tutti almeno una volta un dentifricio contenente microsfere che dovrebbero avere un effetto sbiancante più forte sui denti, ma questi dentifrici, al di là della loro effettiva efficienza in merito di igiene dentale, sono da evitare perché quelle microsfere che vediamo sono microplastiche. Evitando i prodotti con microsfere, anche altri tipi di prodotti cosmetici, scoraggiamo le aziende a produrli, riducendo così l'esposizione alla microplastica a tutti.
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Limitare l'uso dell'asciugatrice
Chi usa l'asciugatrice lo considera un elettrodomestico indispensabile, ma alcuni studi hanno dimostrato che il lavaggio e l'asciugatura delle fibre sintetiche rilasciano nell'ambiente oltre 700.000 fibre di microplastica. Per ridurre le microplastiche prodotte nell'asciugatrice, riduciamo il tempo di asciugatura oppure torniamo ad utilizzare lo stendino… In alternativa si può seguire il punto 5!
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Acquistare capi di abbigliamento senza fibre sintetiche
Quei capi di abbigliamento le cui etichette mostrano nomi come "poliestere", "nylon", "acetato"... sono indumenti prodotti con materiali sintetici. Ciò vuol dire che ogni volta che laviamo i nostri vestiti rilasciamo nell'acqua piccolissime particelle di plastica.